domenica 31 ottobre 2010

Tristezza al maschile

Nel suo libro 'Le perfezioni provvisorie', Gianrico Carofiglio scrive:

"Mi viene da piangere a pensare che il ricordo delle donne che ho amato non mi fa soffrire. Al massimo mi dà una tristezza vaga, fiacca e remota. Una cosa povera, come un'acqua stagnante....Mi viene da piangere perchè mi sembra tutto sbiadito, silenzioso. Anche la sofferenza. La mia cosiddetta vita emotiva è un film muto...Io sono triste e mi viene da piangere perchè non riesco a ritrovare la tristezza. Quella sana, come sangue che ti pulsa nelle tempie, che ti fa sentire vivo. Non questa cosa fiacca e molle e miserabile". 
Queste parole mi piacciono, perchè penso che possano essere condivise da molte persone di entrambi i sessi. Però, ritengo non a caso, ad ammettere la 'piattezza emotiva' qui è un uomo, probabilmente molte donne provano le stesse cose ma sono meno inclini a rivelarlo. Forse perchè, per una donna, ammettere di 'non sentire più niente' è più difficile, in quanto, per cultura e tradizione, la donna si sente in dovere di essere sempre 'emotivamente attiva', mentre al maschio è concesso di 'non sentire'.